Io, Socrate e la filosofia
E’ così, io amo la filosofia e gli animali.
Io amo gli animali.
Io amo il mio cane.
Il mio cane è un filosofo.
Io amo la filosofia.
Lo sguardo tanto innocente quanto tenero. Gli occhi tondi, contornati da una linea nera, vagamente somigliante all’effetto dell’ eye liner. Barba rossa, nero come la pece. Vocione, in verità, poco possente. Non so perché, ma ho come la vaga impressione che se il mio cane dovesse essere paragonato ad un personaggio della letteratura, allora quello dovrebbe essere Otello, il geloso, il moro.
Accarezzo Penelope- l’altro cane- e lui, abbaia.
Mi avvicino al gatto e lui, abbaia.
Do un bacio a mamma e lui, abbaia.
Torno a casa, saluto accidentalmente prima la sorella e poi lui e quello, manco a dirlo, abbaia.
Geloso.
Mi abbaia perché non l’ho guardato con il dovuto rispetto.
Per rasserenarlo lo porto a scarpinare un po’ nei pressi dei giardini poco distanti da casa mia. Notando la sua cura quasi patetica nel suo dover assolutamente segnare il territorio, mi trascina in giro per tutti il quartiere, tirando la catenella come un matto e ansimando con la lingua a penzoloni. Si placa solo dopo due giri attorno al primo isolato, ormai certo che due quarti della zona sia sotto il suo patrimonio canino.
Lasciandolo fare, mi soffermo sul suo aspetto fisico, valutando con occhio critico quella bestiola che trotterella allegra davanti a me. Asciutto, muscoloso, con il musetto un po’ arruffato e le punte dei baffi rosse.
Contemplo la tanto agognata bellezza che a suo tempo, durante il mio periodo in quanto iniziata di filosofia, mia aveva fatto sudare sette camicie, grazie ai discorsi di Platone.
Platone. Il mondo delle idee.
Orrore.
Da Nietzscheana quale sono, non posso che avere un moto di stizza ripensando a tutte quelle riletture fatte, abominevoli e tremendamente errate dai classici ignoranti a riguardo.
Immersa come un biscotto nel latte, dopo aver assorbito ben bene la cultura occidentale, mi trovo a viaggiare in maniera sregolata da un pensiero all’altro, partendo dalla semplice contemplazione del mio cane.
Contemplazione.
E avanti così.
Tornata a casa, sciolto il vincolo tra me e il mio cane, lo lascio libero di scorrazzare per la casa, sino a quando, con tanto di sgommata pendente verso destra, quello con un balzo non salta sulla poltrona colonizzata dai suoi peli.
“Siediti e fai il bravo.”
Naturalmente, non mi ascolta, ma stando in piedi mi guarda in religioso silenzio.
Ho la conferma che il mio cane sia un filosofo che, non solo s’illude sul suo primato in quanto cane di zona, scordandosi di tutti i rotweiler che circolano a manca e dritta a sua insaputa, ma pure si fa beffe di me, ricordandomi che è di sua iniziativa e per sua sola volontà che prenderà la decisione di sedersi. Per fare il bravo, d’altra parte, non occorre stare seduto.
Non fa una grinza il suo discorso. Si, il mio cane è proprio un filosofo.
Non potrebbe essere altrimenti, dato che il suo nome è Socrate.